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Diagnostica

Campimetria

Esame del campo visivo computerizzato

Campimetria

L’esame del campo visivo, indolore e non invasivo, serve a valutare eventuali alterazioni della sensibilità della retina e del nervo ottico.

Il paziente deve fissare durante tutta la durata dell’indagine una mira luminosa all’interno di una cupola e segnalare, schiacciando un pulsante, le luci che si accendo e spengono in successione, come dei piccoli flash, in tutta la superficie della cupola, vicino e lontano dalla mira di fissazione.

 Durante il test, che dura poco più di mezz’ora e analizza un occhio per volta, il paziente è invitato a collaborare con la massima attenzione per evitare errori, che comunque attraverso una telecamera interna l’operatore può rilevare.

L’esame del campo visivo è fondamentale per la diagnosi e il monitoraggio del glaucoma, inoltre permette la valutazione e il follow-up (controllo periodico) delle patologie neurologiche come sclerosi multipla, ipertensione endocranica, esiti di emorragie cerebrali pregresse, neoplasie cerebrali.

La perimetria dinamica è un test simile, che però si differenzia per lo strumento utilizzato, la durata del test e per la misurazione dei punti di riferimento presi in esame.

 

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Diagnostica

Tomografia a coerenza ottica (OCT)

Monitoraggio dell’interfaccia vitreo-retinica

Tomografia a coerenza ottica (OCT)

La tomografia a coerenza ottica, in breve OCT (dall’inglese Optical Coherence Tomography) è un esame rapido, non invasivo, di fondamentale importanza nella diagnosi e nel monitoraggio delle malattie dell’interfaccia vitreo-retinica e della retina stessa.

L’OCT utilizza un raggio di luce per studiare la riflettività dei tessuti della retina, ottenendo immagini in sezione, anche dette tomografiche.

La tomografia permette di osservare la morfologia della retina, evidenziarne eventuali anomalie, incluse alterazioni della forma della retina, irregolarità della superficie, formazioni anomale che causano trazione (pucker), valutare il diametro della lesione in caso di fori o pseudofori, e misurare lo spessore della retina in caso di edemi intraretinici intorno alla lesione.

L’OCT è indicata per numerose patologie, incluse le degenerazioni maculari senili e giovanili, la retinopatia diabetica, le trombosi della vena centrale e delle sue branche, la presenza di neovascolarizzazioni, la comparsa di fori e pseudofori, la sindrome da trazione vitreo-maculare.

La misurazione dello spessore della retina è inoltre utile inoltre nel monitoraggio del successo terapeutico.

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Microperimetria (MP)

Mappa della sensibilità della retina

Microperimetria (MP)

La MP è una indagine diagnostica che consente di creare una mappa della sensibilità della retina.

Consiste nello studio della fissazione (stabilità e localizzazione) e della soglia di sensibilità retinica, effettuato attraverso la visualizzazione diretta e in tempo reale del fondo oculare.

L’esame, indolore, non invasivo e di breve durata, viene eseguito posizionando il paziente di fronte all’apparecchio e sottoponendolo a stimoli luminosi di varia intensità.

La microperimetria (Fundus-Related Perimetry) viene oggi eseguita con un moderno strumento denominato Micro Perimeter-1 (MP1) della Nidek Technologies Inc. – Italy.

Questo strumento offre la possibilità di personalizzare lo schema di indagine, così da poter essere adattabile ad ogni tipo di patologia, e di eseguire esami in modalità automatica, semi-automatica o manuale.

Tale esame è indicato nella diagnosi e nell’osservazione a lungo termine di numerose patologie retiniche come la degenerazione maculare senile, la retinopatia diabetica, i fori maculari e le sindromi dell’interfaccia vitreo-retinica.

È utile inoltre per la riabilitazione dei pazienti con danno maculare: attraverso diverse sessioni di training, utilizzando un meccanismo di biofeedback, si rieduca l’occhio ad utilizzare l’area retinica più adatta.

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Autofluorescenza

Fluorescenza spontanea della retina

Autofluorescenza

La retinografia in autofluorescenza è un’immagine in cui è evidenziata la fluorescenza spontanea della retina emessa a varie lunghezze d’onda, in particolare dalla lipofuscina in luce blu e dalla melanina in luce infrarossa.

L’esame, non invasivo, indolore e rapido, si basa sulla rilevazione della fluorescenza spontanea emessa da questi due pigmenti. L’immagine può essere ottenuta con due differenti tipi di angiografi, quelli che hanno per sorgente luminosa uno scanning laser (il più diffuso è Heidelberg Retina Angiograpg – HRA) e quelli dotati di fundus camera (Topcon, Canon, Zeiss).

Nella pratica clinica questa metodica è molto utile nello studio di diverse patologie quali la degenerazione maculare senile atrofica ed essudativa, la corioretinopatia sierosa centrale, l’edema maculare cistoide, la malattia di Stargardt, la malattia di Best (distrofia maculare vitelliforme), i fori maculari e i nevi coroideali.

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Retinografia

Fotografia del segmento posteriore

Retinografia

La retinografia rappresenta la documentazione fotografica dell’immagine del fondo oculare.

Tale immagine è ottenibile con una fundus camera o con strumenti a scansione laser e viene eseguita principalmente dopo la somministrazione di specifici colliri (midriatici) che inducono la dilatazione della pupilla. Esistono attualmente anche strumenti che consentono di ottenere tale immagine senza la necessità di dilatare la pupilla.

È un esame indolore e non invasivo, dopo il quale il paziente, a causa della dilatazione della pupilla, sarà sensibile alla luce per circa 3 ore.

La retinografia tradizionale produce un’immagine a colori del fondo oculare utilizzata solitamente per lo screening di alcune patologie oculari quali la retinopatia diabetica o per il monitoraggio, come nel caso di nevi coroideali.

Esistono poi altri tipi di retinografia, ciascuno in grado di studiare in maniera più specifica diversi dettagli: in luce aneritra (vasi, emorragie, drusen, essudati), in luce blu-verde (strato delle fibre nervose, membrana limitante interna, pieghe, cisti retiniche, membrane epiretiniche) e in luce rossa (lesioni pigmentate, rotture della coroide, vasi coroideali).

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Indocianografia

Angiografia al verde di indocianina

Indocianografia

L’angiografia al verde di indocianina analizza nel dettaglio i vasi sanguigni ubicati nello strato della coroide, la membrana vascolare della parte posteriore dell’occhio, che si trova al di sotto della retina.

È possibile eseguire questo esame anche contestualmente alla fluorangiografia, in quanto può fornire informazioni complementari riguardo allo stato del sistema vascolare coroideale e il livello di coinvolgimento dello stesso nelle patologie retiniche.

I due esami forniscono infatti una mappa completa dei vasi sanguigni oculari, fotografati in sequenza dopo essere stati evidenziati da due differenti coloranti.

L’esame consiste nell’iniettare nel braccio del paziente una sostanza colorante (verde di indocianinina) che attraverso la circolazione sanguigna raggiunge i vasi della coroide, e nello scattare una sequenza di fotografie con un apparecchio sensibile alla luce infrarossa.

Questo esame è indicato nei casi di vasculopatie, maculopatie neovascolari, infiammazioni, patologie del nervo ottico, tumori.

Poiché il liquido colorante viene eliminato con le urine, sono necessari esami preliminari della funzionalità renale.

È prevista inoltre la presenza del medico anestesista in caso di reazioni allergiche.

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Fluorangiografia

Emodinamica oculare retinica

Fluorangiografia

La fluorangiografia è un esame che consente di visualizzare e fotografare in rapida successione gli aspetti dell’emodinamica oculare retinica e le relative alterazioni dei tessuti e che permette di evidenziare con estrema precisone le alterazioni della circolazione retinica e coroideale.

L’esame consiste nell’iniettare al paziente in via endovenosa un colorante, la fluoresceina sodica al 20%, che è in grado di legarsi per l’80% alle proteine plasmatiche, e nel fotografare i vasi sanguigni evidenziati dalla sostanza colorante.

È un esame indicato per tutte le vasculopatie (ipertensione arteriosa, trombosi, occlusioni vascolari, diabete), per le infiammazioni (retiniti, corioretiniti, papilliti), per le degenerazioni maculari (ereditarie, metaboliche, senili, miopiche), per le patologie del disco ottico e nei tumori.

Nonostante l’avvento di nuove tecniche diagnostiche per lo studio delle patologie retiniche e coroideali, la fluorangiografia continua ad essere ancora oggi un’indagine di prima scelta per studiare non solo la fisiopatologia delle alterazioni corioretiniche ma anche per valutare l’efficacia a breve e lungo termine del trattamento di tali affezioni.

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Ecografia Oculare

Diagnostica con ultrasuoni

Ecografia oculare

L’ecografia oculare è una tecnica diagnostica che

impiega gli ultrasuoni visualizzare le strutture interne del bulbo oculare e dell’orbita.

È un esame indolore e non invasivo, che dura pochi minuti.

Le onde sonore ad alta frequenza attraversano i tessuti dell’occhio e i loro riflessi formano un’immagine della struttura oculare.

L’ecografia bulbare è necessaria quando non è possibile una indagine diretta delle strutture interne dell’occhio, a causa di opacità corneale, di una cataratta avanzata o di un emovitreo (emorragia).

Questo esame è indicato nei casi di distacco o lacerazioni della retina, distacco di coroide, retinopatia diabetica proliferante avanzata, endoftalmiti e emovitreo, tumori (melanomi della coroide, emangiomi, metastasi).

È inoltre previsto nei controlli post chirurgici di molte delle condizioni sopra elencate.

L’ecografia dell’orbita è utilizzata per visualizzare le strutture retrobulbari ed esamina la ghiandola lacrimale, i muscoli oculomotori, il nervo ottico.

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Elettrofunzionali ERG PERG PEV

Esame per la valutazione della via nervosa visiva

Esami Elettrofunzionali: ERG, PERG, PEV

Gli esami elettrofunzionali analizzano la funzionalità delle varie strutture che compongono la via nervosa visiva.

Sono esami sicuri e non invasivi, rapidi e ripetibili nel tempo.

Consistono nel misurare la risposta bioelettrica della retina agli stimoli di una fonte luminosa a cadenza temporizzata, simili a flash ripetuti a brevissima distanza l’uno dall’alto.

L’ERG o elettroretinogramma misura l’attività degli strati più esterni della retina (epitelio pigmentato e fotorecettori), il PERG o elettroretinogramma da pattern quella degli strati più interni (cellule e fibre ganglionari), il PEV o Potenziali Evocati Visivi quella delle vie ottiche e della corteccia cerebrale occipitale.

L’ERG e il PERG sono indicati per la diagnosi precoce del glaucoma, per le maculopatie congenite, per varie patologie del nervo ottico, per le degenerazioni maculari senili, per le malattie connettivali, per la retinite pigmentosa, per la distrofia dei coni, per il distacco della retina, in caso di edemi maculari e altre patologie.

I PEV sono indicati nei casi di patologie neurologiche ottiche di diversa origine, per la diagnosi differenziale delle patologie del nervo ottico e della retina, in associazione ad altri esami e nella diagnosi della cecità corticale.

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Pachimetria Corneale

Valutazione dello spessore corneale

Pachimetria corneale

La pachimetria corneale è un esame non invasivo che serve a misurare lo spessore della cornea.

Per la misurazione con il pachimetro ultrasonico, viene istillato nell’occhio del paziente un collirio anestetico, per permettere all’oculista di appoggiare sulla superficie corneale una sonda, simile ad una piccola penna, per valutarne lo spessore nei vari punti.

Durante l’esame il paziente fissa una sorgente luminosa per alcuni secondi, durante i quali lo strumento esegue una serie di scansioni della cornea.

Con il pachimetro ottico non è necessario anestetizzare l’occhio poiché non avviene alcun contatto con la superficie dell’occhio.

Conoscere lo spessore della cornea è di fondamentale importanza nella chirurgia refrattiva, per l’esclusione di pazienti potenzialmente patologici e per la scelta della tecnica più appropriata.

La pachimetria corneale è utile, insieme alla topografia corneale, per la diagnosi del cheratocono, per valutare lo spessore dell’apice del cono, e nei suoi necessari controlli periodici.

La pachimetria inoltre è di grande importanza nella valutazione dei pazienti con ipertono, poiché il medico, nel misurare la pressione oculare, deve tenere conto dello spessore della cornea.